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lunedì 15 aprile 2024

"Kapu" o "Capua"?

I miei lettori di più vecchia data sanno che cerco di curare alcuni aspetti delle mie opere che possono sembrare marginali, o indurre perfino confusione. Uno di questi aspetti è la lingua
Quando ho cominciato a scrivere Kapu - Racconti della Caduta come parte integrante di quello che è diventato Neapolis - I Signori dei Cavalli, sapevo già che avrei dovuto giostrarmi tra almeno cinque lingue: ovviamente, l'italiano del lettore, il greco di Neapolis, il latino dei romani, il punico (per quanto poco) dei cartaginesi, e l'osco dei campani/capuani.
Naturalmente, spesso questa cura si limita solo ai nomi di persone e cose, ma a volte si estende a usi, costumi, unità di misura… A voler essere attenti, diventa un groviglio di parole usate ora in un modo, ora in un altro. Il caso più evidente è il nome di Annibale, ora scritto alla romana (Hannibal), ora alla punica (Hanni-baal, “dono di Baal”), ora alla greca (Annìbas). Per l'osco, del quale non ho trovato la trascrizione, ho usato la forma italiana.
Tra tutte, l'osco era la lingua comparativamente meno nota, ma la mia scelta era dettata anche dal voler porre il lettore italiano nel punto di vista dei campani.
Ciononostante, quando ho usato il nome della Capua osca, l'ho fatto scrivendo “Kapu”. Perché?

Moneta dell'antica Capua, datata tra il 216 e il 211 a.C. del valore di un'“uncia” (7.09 g). Sul fronte appare la testa di Diana, con arco e faretra sulla spalla sinistra; sul retro è raffigurato un cinghiale selvatico e un punto che indica il valore della moneta. L'iscrizione, retrograda (da sinistra verso destra) si legge KAPU in alfabeto osco. Fonte: Wikipedia

Basta leggere le iscrizioni sulla monetazione campana dell'epoca per osservare diverse cose ma, innanzi tutto, l'alfabeto osco non è quello latino. A prima vista, privo della grazia data dalla rotondità di una “O”, per esempio, sembra quasi runico, ma osserviamo le lettere di “KAPU” a cominciare dalle vocali.
La “A”, la seconda da destra, non è riconoscibile, mentre la “U” è per così dire coricata verso sinistra.
La “P”, come la “C”, sono graficamente greche, a testimonianza dell'influsso del greco sull'alfabeto osco.
Dunque, ecco come i cittadini di Capua chiamavano e scrivevano la loro città: Kapu! E nello scrivere un romanzo che forse per la prima volta si pone nel punto di vista non dei vincitori romani, non dei principali sconfitti cartaginesi, non dei testimoni greci con diverse sorti (Taranto e Syracusae persero la loro indipendenza, il regno macedone di Filippo divenne il seguente nemico giurato di Roma, Neapolis si confermò valida alleata), non in quello dei più valorosi e riconosciuti arcinemici di Roma, i sanniti, ma in quello dei campani spazzati via senza rimedio, potevo trascurare un elemento di così evidente identità?
È una bella terra, la mia, con molta storia, e non pretendo che Kapu - Racconti della Caduta ne narri più che una breve pagina, ma densa e sconosciuta.

venerdì 15 gennaio 2021

Perché Neapolis

Scrivere è sempre stato per me uno svago e un intrattenimento personale, alle volte dormiente per lungo tempo, altre volte ridicolizzato dalle opinioni altrui, ma sempre tornato con prepotenza a costringere la mia penna sul foglio.
Né nascondo che, in un secondo tempo, terminato il furor, l'estro, il momento creativo tutto personale, fa piacere immaginare che quanto scrivo possa essere apprezzato e condiviso da altri. Non è vanagloria, ma autentico piacere di comunicare, perché noi umani siamo animali sociali, e per quanto in alto possiamo raggiungere le nostre vette, si riducono a nulla se non siamo in grado di raccontare l'impresa a nessuno.
Ma quando decisi (ormai tanti) anni fa di cominciare a scrivere di Neapolis, feci una scelta lucida e razionale: volevo un filo conduttore che potesse imbrigliare con un motivo potente, continuo, inesauribile, la mia voglia di scrivere, e la storia di Napoli è tutte queste cose; ero all'estero, e prima di allora il mio particolare legame con Napoli non si era fatto sentire così prepotente perché, ammetto di aver peccato anch'io di questo peccato assai comune, la mancanza è (sembra banale) il sentimento di ciò che manca e, come dice la canzone “luntano 'a Napule nun se po' sta'”.

Il Castel dell'Ovo, sull'isolotto di Megaride, sullo sfondo del Vesuvio. Il primo approdo dal quale è nata Napoli.
Foto di Mirko Bozzato, © 2020.

C'era poi la mia maturazione: la circostanza di risiedere all'estero mi stava dando l'opportunità di conoscere, assumere, apprezzare altri modi di vivere e pensare che ribaltavano tanti preconcetti che avevo. Quei sospirati “deve poter esserci un altro modo per fare le cose” cominciavano a trovare conferma della loro esistenza, e non si trattava di idee balzane o surreali, ma di incombenze quotidiane come può essere la semplice domiciliazione bancaria, nel 2002!
Immaginate: io, originario di un ambiente e una cultura che millantano il primato della furbizia e dell'astuzia (nei casi più deleteri, a scapito degli altri), ricevevo conferma che, sebbene quelle qualità siano indispensabili in tempi di necessità, altre sono indispensabili per vivere come tanti dicono solo di voler fare, prigionieri di una mentalità miope che gli fa percepire il vantaggio a corto termine come l'unico meritevole di essere conseguito.
Dove nasce quest'atteggiamento in noi meridionali? L'argomento è ormai diventato campo di battaglia ideologica e io non amo quel genere di contesa, perché pugnandola non si arriva da nessuna parte. Né le cose sono migliorate col tempo: nel corso di due decenni siamo passati dal terronismo al leghismo, al neoborbonismo, e ora al risorgimentismo, tutti modi di pensare più o meno diffusi a diversi livelli perfino della cultura, tutti accomunati da un interesse morboso per l'annessione armata del Regno delle Due Sicilie a quello di Sardegna. Fu impresa eroica? Fu salvataggio da un'invasore? Furono massacri, saccheggi e spoliazione? Mentre i social rilanciano giorno dopo giorno ora l'uno, ora l'altro punto di vista (come se la Storia fosse opinabile), la querelle mi infastidisce, mi irrita nell'attesa che voci autorevoli mettano fine a una diatriba inutile!
Sì, inutile: potrei capire se i meridionali di oggi, facendo tesoro della lezione cha la storia ha dato loro, dimostrassero di saper impiegare quelle virtù tante volte decantate per il bene della loro terra, ma a me non pare che il mezzogiorno sia questo crogiuolo di imprenditori, di idee, di consorzi, di mutua assistenza, di rivalutazione del territorio, di innovazione che sono la base per affrontare le sfide del XXI secolo! Eppure, qualcosa dentro di me diceva che quelle caratteristiche erano sopite ma non cancellate in ciascun mio conterraneo. E allora?
Allora vidi che rivangare quell'unico momento nella Storia al quale tanti attribuiscono ogni rovina possibile e immaginabile era sciocco: se avessi scritto storie del tempo di Garibaldi, l'evento storico avrebbe preso il sopravvento, nel migliore dei casi avrei potuto scrivere di tradimenti, congiure, corruttele, intrighi… Io volevo al contrario esaltare l'estro, il genio, il senso dello Stato. Invece di perdermi in polemiche, volevo che ciascun meridionale cominciasse a cercarli dentro di sé.
Ma per farli cercare, dovevo prima trovarli io stesso, e dove? Questa è la domanda alla quale cercai di rispondere facendo quello che faccio normalmente per mestiere: ricercare. E fu così che cominciai come a scuola, dalla storia antica, e dalle nebbie del mito emerse un mercato di coloni greci, isolati dalla madrepatria e separati da un entroterra ostile, orgogliosi di una protezione mitica, quella della Sirena Parthenope.
Napoli è una città che ha sempre avuto un rapporto molto particolare con la fantasia, il sacro, l'esoterico, il soprannaturale, spesso miscelati in forme sconcertanti e mirabolanti allo stesso tempo, e da quell'elemento mi sono lasciato guidare, l'ho scelto come filo conduttore del mio scrivere perché spesso la spiegazione più semplice, sembra strano ma, più comprensibile per eventi pur storicamente accertati, è l'intervento di alcunché di trascendente alla natura umana.
E quell'alcunché di trascendente, con la sua superiorità, spiega e istruisce allo stesso tempo: è a esso che si ispira il nostro senso di giustizia, del dovere, dell'amore. Le nostre virtù sono riferite a qualcosa che non è umano ma è solo un concetto, un'astrazione, un ideale perfetto e inalterabile (sebbene generazioni diverse lo coniughino ciascuna a modo proprio), e ciò vale tanto per chi crede in un Essere Supremo ordinatore di tutte le cose, tanto per chi informa la propria vita all'osservanza di quegli ideali in quanto degni per sé stessi di guidare la vita dell'Uomo.
Laggiù, persi nelle nebbie della Storia più remota, lì dove la Storia propriamente detta e il mito s'intrecciano, gli unici riferimenti certi erano documenti e cronache di autori odiati da (quasi) ogni studente di ordine e grado, e poi i ritrovamenti più recenti di archeologi, sul cui lavoro storici avevano dedotto cose comunicate spesso solo in ristrette comunità scientifiche. La materia era insomma a un palmo dal naso, ma sulla copertina c'è un grande timbro rosso che dice “NOIOSO”!
Quella materia ho cominciato a sfogliarla coi mezzi a mia disposizione, e personaggi, eventi, vicende incredibili hanno superato un abisso temporale e hanno assunto ruoli in storie delle quali non avevo mai udito l'uguale, e che pure erano esattamente ciò che cercavo: cercavo una Napoli colta, nobile, orgogliosa del proprio operato, attenta al proprio popolo al punto di ricorrere ad astuzie e inganni per proteggerlo, non per approfittarne, e già l'avevo trovata nella vicenda narrata in Neapolis - Il Richiamo della Sirena.
Ora giunge I Signori dei Cavalli, che è sulla stessa linea. Anche quest'altro romanzo racconta che sì, è nelle nostre mani fare della nostra terra ciò che vogliamo che sia, perché così è già stato in passato.
Perciò, per rispondere alla domanda iniziale, “Perché Neapolis?”, perché quando a Napoli arrivarono i Savoia, e prima i Borbone, e prima gli Spagnoli, e più indietro gli Aragonesi, gli Angioini, i Normanni… questa città aveva già migliaia di anni di storia, ed è quindi lampante come il sole che è stata la città a dare lustro alle dinastie che l'hanno dominata, non viceversa.
Chiudo questo post con una notizia dall'editore: i due volumi in uscita il 25 gennaio, Neapolis - Il Richiamo della Sirena (nella nuova edizione riveduta e ampliata) e Neapolis - I Signori dei Cavalli, sono in preordine presso i principali bookstore in rete: chi lo desidera può già ordinare i due capitoli della lunga storia della sirena usando i link pubblicati in questo blog!

sabato 9 gennaio 2021

Il Richiamo della Sirena (II Ed.)

Post breve, ma denso di contenuti: cominciamo con la data di pubblicazione, finalmente fissata al 25 gennaio!

Annuncio dell'editore della data di pubblicazione dei romanzi Neapolis - I Signori dei Cavalli e della nuova edizione di Neapolis - Il Richiamo della Sirena.

E con Neapolis - I Signori dei Cavalli prossimo alla pubblicazione, mi è data l'occasione non solo per ripercorrere la trama del romanzo, ma anche per riflettere su cosa è cambiato nel mio sentire queste opere.
Per quanto possano assorbire la gran parte del tempo che dedico a scrivere, questi romanzi sulla storia di Parthenope sono per me eccezioni, non la norma. Sono sempre estremamente pronto a lasciarmi distrarre da un'emozione, da una sensazione che vuole essere descritta. Lascio che il momento creativo scorra potente e spensierato come un bambino all'uscita di scuola, ma tutti sappiamo che l'entusiasmo dei bambini è spesso un fuoco di paglia: basta un insetto, la voce di un amico, e già stanno pensando a qualcos'altro. Indubbiamente, riuscire a scrivere un racconto breve sembra più semplice.
Ci ho provato, l'ho fatto, so che non è così, e i Racconti alla Luce della Luna o i diversi altri racconti da me proposti lo dimostrano, ma ecco, adesso rischio di cambiare argomento…
Un romanzo richiede doti di perseveranza e attenzione, di cura, di continuo tornare e ritornare sugli stessi passi fino a quando lo stesso scrittore sia convinto della coerenza di tutto quanto ha messo nero su bianco. Se in un racconto breve la sospensione dell'incredulità è relativamente semplice da sostenere, in un romanzo bisogna profondere un impegno titanico per ottenere lo stesso risultato dal principio alla fine.
Potrà sembrare singolare un commento simile parlando di romanzi storici, ma c'è una gran differenza tra la vicenda storica (quella, indiscutibile) e il romanzo che in essa vive. Quando poi tale opera sia posta nel contesto di una serie di romanzi, la ricerca della coerenza tra le diverse storie, la robustezza del filo conduttore, diventa quasi tortura per lo stesso autore!
Neapolis - Il Richiamo della Sirena è stato pubblicato nel 2013, e I Signori dei Cavalli è prossimo alla pubblicazione a gennaio 2021: quasi otto anni li dividono, otto anni durante i quali sono cambiato nel mio modo, se non di sentire le cose, di proporle. Sicché I Signori dei Cavalli è frutto di quest'altro me che ama gli stessi luoghi e dice le stesse cose di prima, ma in modo diverso, e anche la scrittura lo dimostra. E poi c'è l'editore.
Ammetto che quando l'editore ha proposto una seconda edizione de Il Richiamo della Sirena sono rimasto sorpreso: davvero non era nei miei pensieri, ma lui ha pensato che i futuri lettori de I Signori dei Cavalli avrebbero voluto leggere anche il suo predecessore che, nel frattempo, è andato del tutto esaurito.
Proprio così: a una prima tiratura è seguita una seconda, ma de Il Richiamo della Sirena, vincitore della IV edizione del Premio Letterario Nazionale “Liber da mare - Libri d'amare”, restano pochissime copie in giacenza presso i distributori.
Nondimeno, c'è una bella differenza tra una seconda edizione e un'altra tiratura, e quella differenza sta proprio nei cambi che l'autore ha vissuto.
Basta confontare le due opere: I Signori dei Cavalli, lo vedrete, è più focalizzata. Il Richiamo della Sirena era infatti anche una scusa per accompagnare il lettore tra le plateie e gli stenopoi della Neapolis greca, un po' come aveva fatto Bartolommeo Capasso nel suo Napoli Greco-Romana. Nel nuovo romanzo Neapolis è solo lo scenario della vicenda: rivive insieme ai personaggi ma non ha un ruolo da protagonista perché l'attenzione è posta altrove.
Da questa differenza deriva che nel primo romanzo vi fossero tante note a pie' di pagina: era per me terribilmente importante fornire al lettore le fonti che sostenevano le cose incredibili che raccontavo, per dimostrare che non stavo inventando tutto. Nel secondo romanzo, che si svolge durante il bellum hannibalicum, quest'esigenza è assai più attenuata: quel conflitto ci è noto fin dalle scuole elementari, e ho ritenuto più corretto radunare le fonti e i passi da esse estratti in una Bibliografia. I più curiosi possono già consultarla su questo stesso blog.
C'è poi il problema dei nomi, moltissimi assai diversi da come li usiamo oggi, per pronuncia, per lingua, per i tanti accidenti che capitano in duemila anni di storia. Anche in questo caso nel primo romanzo ricorrevo spesso a note a pie' di pagina, ma lo strumento era alle volte fastidioso alla lettura. Ho allora preparato un Indice dei nomi, che sarà nelle appendici tanto de I Signori dei Cavalli quanto della seconda edizione de Il Richiamo della Sirena.
Ovviamente, una seconda edizione richiede anche una prefazione che la giustifichi, e con questo… ho taciuto il più. Ho taciuto la sorpresa di rileggere, a distanza di anni, quella storia che si è fatta scrivere da me; ho taciuto l'attento rivalutare angoli più nascosti della vicenda e inquadrarli con la nuova luce di una sola parola cambiata, spesso un solo più azzeccato sinonimo; ho taciuto il cambio di ritmo dettato da qualche virgola in meno…
È stato anche questo un bel lavoro, realizzato nel massimo rispetto del primo testo, né avrebbe avuto senso altrimenti perché Il Richiamo della Sirena è il romanzo che tanti (vabbe', alcuni) amici hanno letto e conoscono.
Per chi è dunque questa seconda edizione? Come spero di aver chiarito, chi ha avuto la bontà di leggere la prima non ha motivi di affannarsi ad accaparrarsi questa seconda. Chi invece non ha ancora letto né Il Richiamo della SirenaI Signori dei Cavalli ha l'opportunità di seguire queste vicende in una veste più omogenea e resa più solida da una scrupolosa revisione critica del suo stesso autore.
Dato il doveroso spazio a questa seconda edizione, i prossimi post saranno ovviamente di nuovo incentrati su I Signori dei Cavalli. L'appuntamento con entrambi i romanzi in libreria è, naturalmente, per il 25 gennaio. Chi lo desidera, può cominciare a prenotarli presso il sito web dell'editore, accessibile usando i link riportati in questo stesso blog.

sabato 12 dicembre 2020

Con-versi-amo

Pubblico con entusiasmo la copertina di Neapolis - I Signori dei Cavalli! È un po' come vedere il viso di una persona della quale ho fino a ora solo sentito parlare, che finalmente incontro. Con queste due immagini, l'una reale, l'altra metaforica, apro un post dedicato alla poesia contenuta ne Il Signore dei Cavalli. Ripercorrerò con esempi come sono giunto ad apprezzare la presenza della poesia in un'opera letteraria. Il gioco di parole nel titolo, “con-versi-amo”, è infatti sia un invito a voi lettori a dialogare, sia il messaggio “mi piace quando c'è poesia”.

sabato 31 ottobre 2020

Decifrare una Storia (I)

Riprendo questi post dopo tanto di quel tempo che è stata un sorpresa “scoprire” quanto la trama fosse ben stesa fin dai suoi primi abbozzi.
In particolare, già a marzo 2015 avevo descritto buona parte del materiale che mi ha portato alla realizzazione di Neapolis - I Signori dei Cavalli. Buona parte, ma non tutto.

giovedì 15 ottobre 2020

Una Storia Nuova, Una Storia Che Si Rinnova, E Molti Racconti

Finalmente, ci siamo! La gestazione del nuovo romanzo è stata davvero lunghissima (un primo accenno a questa fatica l'ho qui pubblicato più di sei anni fa), ma non senza motivo.
Ho cominciato il sequel di Neapolis - Il Richiamo della Sirena appena terminate le presentazioni del romanzo, e credo che l'entusiasmo di imbarcarmi in una nuova avventura letteraria fosse comprensibile: ricevevo (vedevo) interesse per la mia scrittura, per la storia che avevo raccontato e, soprattutto, ne avevo già scoperto un'altra che prometteva di essere incredibilmente accattivante.
L'interesse per questa storia non è scemato col tempo, ma sono accaduti diversi accidenti al suo scrittore: due cambi di nazione (dall'Olanda all'Italia, poi di nuovo in Spagna), ovvii cambi di lavoro, relativi riaggiustamenti della vita familiare…
E sono accaduti accidenti alla vicenda narrata: spero ricordiate che sono “inciampato” in Annibale, e la sua ingombrante presenza ha avuto conseguenze di notevole portata. Solo ora che quest'avventura è finita posso dirvi quali.

lunedì 8 giugno 2015

Il tradimento di Capua (parte I)

Alle volte non si riesce a tener dietro ai propri programmi, com'è accaduto a questo post: programmato come scadenza ma privo di contenuti, giovedì è comparso con due righe e nulla più. Cari lettori, meritate di più.
Neapolis - I signori dei cavalli è un'opera su molte cose: sul ricordare l'antichità e la nobiltà della cavalleria in Campania, sull'esistenza di un popolo Campano accanto al Romano, al Sannita e al greco di Neapolis, ma è soprattutto un romanzo che mette a confronto lealtà e infedeltà.

mercoledì 1 aprile 2015

I signori dei cavalli - Dedica

È naturale, credo, voler dedicare un proprio sforzo, ciò che si ritiene di aver ben compiuto, a qualcuno che amiamo.
Come ho dedicato Neapolis - Il richiamo della Sirena a mia moglie e mia figlia, dedico I signori dei cavalli al mio secondogenito.
A Gabriele

Frutto a sorpresa della mia gioventù egoista,
riccioli di sole, riso scoppiettante,
Alexandrós, potenza della Natura,
domatore del tumulto che ho nel petto,
cresci in fortezza di spirito e saggezza!
Cresci in amore e generosa allegrezza!
Non temer nulla, né perdita, né fortuna:
tutto è illusione, ma l'amore eterno dura.

Con la speranza che un giorno possa capire e applicare tutti i buoni insegnamenti che un padre può cercare di dare a un figlio.

mercoledì 25 marzo 2015

Come è nato “I signori dei cavalli”

La fonte principale sull'assalto di Annibale a Neapolis è ancora una volta Tito Livio. Leggiamo il passo XXIII, 1 del suo Ab Urbe Condita per avere una prima versione dei fatti.
Subito dopo la battaglia di Cannae e la cattura e il saccheggio dell'accampamento romano, Annibale lasciò l'Apulia alla volta del Sannio, in seguito all'invito ricevuto da un tale chiamato Stazio Trebio, che aveva promesso di consegnargli Compsa se avesse visitato il teritorio degli Irpini.
[…] Lì Annibale lasciò tutto il bottino e il bagaglio, poi divise l'esercito in due divisioni, diede a Magone il comando di una e mantenne l'altra per sé. […] Lui stesso marciò attraverso il distretto campano verso il Mare Inferiore (il Tirreno) prevedendo di aggredire Neapolis in modo da avere una città accessibile dal mare.
Entrato nei confini di Neapolis, pose alcuni dei suoi Numidi in imboscata ovunque lo ritenesse conveniente, perché lì le strade sono per la maggior parte profonde, con molti tornanti nascosti. Agli altri ordinò di cavalcare fino alle porte conducendo innanzi a loro ostentatamente il bottino che avevano raccolto nei campi.
Siccome sembravano una forza piccola e disorganizzata, una truppa di cavalleria venne loro incontro, che fu attratta dai Numidi in ritirata nell'imboscata e circondata.
Non si sarebbe salvato un solo uomo se non fosse stato per la vicinanza del mare e per alcune imbarcazioni, per lo più da pesca, che essi videro non lungi dalla riva e che fornirono una via di fuga a coloro che erano buoni nuotatori.
Molti giovani nobili, comunque, furono presi o uccisi nello scontro, tra essi Hegeas, il comandante della cavalleria, che cadde mentre inseguiva troppo incautamente il nemico che si ritirava.
L'aspetto delle mura distolse il Cartaginese dall'attacco della città: esse non offrivano alcun appiglio per un assalto.

domenica 22 marzo 2015

Annibale (e non ce lo volevo)!

Quando ho scritto Neapolis - Il richiamo della Sirena speravo ardentemente che, nell'affrontare eventuali futuri romanzi, non avrei mai dovuto confrontarmi con personaggi storici di grande rilevanza.
Per uno scrittore, il personaggio importante è difficile da trattare in un romanzo che parla d'altro (le mie opere hanno come obiettivo la storia di Napoli) perché tende a manipolare l'azione, ad accentrare l'attenzione su di sé, tende a diventare l'oggetto unico della curiosità del lettore che dimentica il resto.
Poi ci sono i motivi squisitamente storici: di un personaggio famoso tutti sanno tutto ma, soprattutto, ciascuno ha una propria idea, una propria opinione, e il margine per romanzare la sua azione viene terribilmente assottigliato, quando non scompare del tutto. Insomma, una bella gatta da pelare, con la quale non mi volevo assolutamente confrontare.

giovedì 19 marzo 2015

Neapolis - I signori dei cavalli

Cari tutti, questo è l'ultimo post! O forse è il primo?
Due anni fa, con Parthenope, nasceva un blog che illustrava i retroscena della stesura di Neapolis - Il richiamo della Sirena, il mio primo romanzo, dedicato alla storia della città di Napoli. Da diverso tempo, mio malgrado, ho dovuto interrompere la pubblicazione di nuovi post: trasloco dall'Olanda, nuovo romanzo, altre ed eventuali…
È giunto così il momento di dare l'annuncio: Neapolis - I signori dei cavalli, la mia seconda opera, è prossima alla pubblicazione!

sabato 14 dicembre 2013

Un Nuovo Inizio

Sono stato a lungo titubante sull'opportunità, sul modo e sul fatto che fosse finalmente giunto il tempo di pubblicare questo post. SirenaParthenope cambia!
Nulla di drammatico, al contrario spero che apprezzerete ciò che ho da proporvi e che mi accompagnerete nella prossima avventura che sta per cominciare.
Di cosa si tratta? Beh, cominciate a osservare i dettagli: è cambiata la descrizione del blog e qualche altra cosa…
Ma non mi piace anticipare troppo: non mi piace fare promesse che non posso mantenere e, soprattutto, non voglio rischiare di dire troppo sul progetto che ho cominciato, e così rovinare la sorpresa.
OK, OK, ecco la novità: ho cominciato la stesura di un nuovo romanzo!
Diversamente da quanto accaduto col primo, mi piacerebbe che il blog accompagnasse la scrittura un po' più da vicino, dimodoché possiate farvi un'idea del momento documentale che accompagna il mio momento creativo.
Quando ho scritto Neapolis - Il richiamo della Sirena ho affrontato un viaggio molto bello, ma solitario. Ho scoperto cose molto interessanti, ma non tutte sono riuscite a farsi strada nel romanzo.
Molte le ho narrate a posteriori nei post di questo blog, ma ovviamente non è la stessa cosa riprendere un argomento già elaborato o scoprirlo insieme ai lettori.
Per questo, anche lo spirito del blog immagino che cambierà, magari sarà più avventuroso e meno didascalico, e spero che la cosa trovi la vostra approvazione.
Ma mi sto dilungando troppo su quello che sarà, quasi come se l'avventura de Il richiamo della Sirena sia da considerarsi conclusa… Tutt'altro!
Stanno bollendo in pentola alcune novità sulle quali non desidero ancora sbottonarmi e poi, questo blog È ancora il principale luogo di informazioni su Neapolis - Il richiamo della Sirena e, si spera a breve, altri romanzi dedicati al nume tutelare di Napoli.
Quindi, in cosa consiste questo “nuovo inizio”? Per ora comincio a raccogliere le ultime notizie sparse qui e là che ho raccolto a proposito del Richiamo.
Cominciamo dalla rassegna stampa relativa al secondo tour di presentazioni. So che è passato del tempo, ma il tempo è necessario per raccogliere questo tipo di materiale. Ecco i link trovati in rete. Un ultimo appuntamento è stato quello presso la manifestazione Isolimpia 2013, nel corso della quale è stata premiata la vincitrice del concorso fotografico Neapolis Oggi e sono stato intervistato da Rete Capri.
L'appuntamento era stato pubblicizzato il 18 settembre anche da sanniolife.it.
Per i più curiosi, segue l'intervista andata in onda.
E con questo, non mi resta che invitarvi a tornare su queste pagine al più presto, per cominciare il nuovo corso.

venerdì 22 febbraio 2013

La leggenda di Parthenope

In Neapolis - Il richiamo della sirena il ruolo attribuito alla sirena Parthenope nella vicenda parrà marginale. Nondimeno ella fa la sua comparsa e narra la propria storia.
Ho cercato di documentarmi naturalmente al meglio delle mie possibilità sulla vicenda di Parthenope, trovando più di quanto desiderassi, meno di quanto necessitassi. Le storie, le leggende su Parthenope non si contano, fondendosi spesso coi “si dice” privi di alcuna fonte. Alle fonti greche più antiche, che già si sovrapponevano e contraddicevano, secondo quell'abitudine così tipica nei frammenti greci di impiegare figure mitologiche e creare miti per spiegare eventi naturali, teorie filosofiche e scientifiche o, più prosaicamente, elevare oscuri alberi genealogici, si sono aggiunte le fonti romane che hanno apportato quel loro inconfondibile sapore di propaganda, la critica cristiana che ha cercato di cancellare il peccato dal pensiero stesso dei popoli, quella medievale, umanistica e rinascimentale che ha trasformato la sirena in una donna pesce, poi l'ha riportata a riva e ne ha popolato ogni anfratto della costa, quella spagnola e borbonica che aveva ormai perso la bussola e continuava ad apportare nuovi frammenti di incomprensione ad un mito perso nel tempo.
La filologia moderna, finalmente assurta al rango di scienza umanistica, potrebbe dire tanto in questo campo, e si percepisce in effetti la mancanza di un personaggio di peso che dedichi eccezionali doti di ricercatore alla pulizia del mito, al suo disseppellimento, al suo restauro, né più né meno che se fosse un reperto archeologico, ed alla sua conseguente divulgazione.
Io non posso chiaramente essere quel tale. Nondimeno, ho cercato di mettere insieme alcuni frammenti che mi sembra combaciassero, ed in questo post desidero farvi partecipi dell'idea che mi son fatto.

lunedì 28 gennaio 2013

Booktrailer Non Ufficiale!

Salve a tutti, è un po' che non scrivo nuovi post ma spero mi perdonerete: sono stato leggermente “preso”.
In compenso, il tempo non è trascorso senza portare frutto: su YouTube potete ora trovare il booktrailer non ufficiale di Neapolis - Il richiamo della sirena.
Il video è un personale omaggio al libro. Il booktrailer ufficiale è in questo momento in fase di realizzazione a cura della casa editrice (Società Editrice La Torre, http://www.editricelatorre.it/default.asp) e sarà pubblicato sul loro canale ufficiale.
Per coloro che non desiderano saltare di pagina in pagina mentre navigano, ospito su questo stesso post il video. Spero che sia di vostro gradimento!

domenica 28 ottobre 2012

Nomi e Lingue

Al tempo dei fatti qui narrati, a Neapolis e dintorni si parlavano almeno tre lingue diverse: Greco, Osco/Sannita e Latino.
Il Greco non era quello di Omero né quello classico ma, come era tipico per il tempo, una sua variante locale molto accentata, con diverse differenze fonetiche rispetto al Greco parlato in altre polis e sul quale pesava fortemente l'influenza dell'Osco. Rimonta anzi proprio a questo periodo storico la nascita della koinè, la variante di greco che, distinguendosi dal greco classico ed appoggiandosi alla terribile spinta espansionista macedone, diverrà poi una sorta di lingua franca nel Mediterraneo che sopravviverà fino al IV sec. d.C. come seconda lingua dell’Impero Romano.
Il Latino non era certamente quello di Cicerone, giacché da pochissimo tempo i Romani avevano cominciato quell'espansione territoriale che li avrebbe poi condotti, grazie al contatto con altre culture spesso a loro superiori, a sviluppare il gusto per la bella forma oratoria e letteraria. In particolare, essendo stati limitati i contatti con la cultura greca, mancavano tra questa e quella lingua tante delle similitudini che solo l'influenza tra l'una e l'altra ha poi sviluppato storicamente.

giovedì 4 ottobre 2012

Chiacchiere D'Altri Tempi

Questo post avrebbe voluto avere una doppia chiave di lettura, ma vi renderete presto conto che non potevo farlo: sarebbe diventata una sterile polemica sugli uomini politici di oggigiorno.
Inutile osservare che tutti i miei post, probabilmente, hanno una doppia chiave di lettura, però in questo caso essa è talmente palese che trovo davvero sconveniente aggiungere qualcosa di mio agli insegnamenti della Storia.
Ancora una volta, ci imbatteremo in Alessandro il Macedone, questa volta lo storico è Plutarco, nella sua Vita di Alessandro, XIV.

lunedì 1 ottobre 2012

Una Terra Poliglotta

La Campania è stata da sempre una terra d'incontro tra culture diverse, e nel IV sec. a.C. le cose non erano assolutamente differenti.
Gli Osci/Sanniti erano forse la popolazione più diffusa, ma accanto ad essi troviamo Greci (principalmente a Neapolis), i Romani che cominciavano ad affacciarsi sul territorio (di fatto, Acerra era stata annessa alle tribù Mescia e Scapzia, guarda caso proprio ad opera di quel Quinto Publilio che assume tenta importanza nella vicenda narrata, ma le stesse Cuma e Puteolis erano state da poco sottratte ai Sanniti, e la ricchissima Capua si era letteralmente donata all'Urbe), gli Etruschi, gli Aurunci, i Volsci…
Ciascuna di queste popolazioni parlava una propria lingua, usava una propria scrittura, alle volte prendeva in prestito l'alfabeto di altre. C'è da stupirsi se i napoletani gesticolano tanto? :)

sabato 29 settembre 2012

Degli Amori

Un'ultima, doverosa nota, riguarda il tema dell'amore. In questo racconto si intrecciano diverse storie viste e vissute naturalmente con l'occhio (ed il cuore) dell'autore, ma modulate dalle esigenze imposte dalla cornice storica.
Sono storie di un altro tempo, di una cultura e di una società assai distinta dalla nostra, che certamente urteranno la sensibilità di molti. Se da esse si vuole direttamente estrapolare il sentimento dell'autore, attribuirgli ad esempio un'etichetta maschilista, si commette un grosso errore e si usa una chiave di lettura quanto meno fuorviante.
[…]
I personaggi che conoscerete vivono il sentimento abbandonandosi ad esso, non cercando di guidarlo, di controllarlo, perché quando ci provano, falliscono miseramente. Come anche noi, la moderna ed avanzata civiltà occidentale, stiamo fallendo, cercando di mettere un cartellino col prezzo o attribuire un'utilità a ciò che non ne ha per sua stessa natura.
Anche di questo, se sono riuscito a riflettere sul tema in questo modo, devo ringraziare Napoli, la sua anima di madre accondiscendente per gli amori giovanili di un figlio, di amante appassionata e gelosa, di poetessa sublime e raffinata.

venerdì 20 luglio 2012

Anabasis Alexandri

La Spedizione di Alessandro, dello storico greco Arriano, è il resoconto più antico che abbiamo al riguardo della spedizione che Alessandro Magno intraprese alla conquista dell'impero Persiano.
Scritto nel II secolo, esso è essenzialmente una cronaca, pertanto priva di ogni introspezione: è una raccolta di eventi condotta senza cercare di spiegar i motivi degli stessi, e come tale va tenuta sommamente in considerazione la sua oggettività.
Contemporaneamente ai fatti narrati nel mio romanzo, sulla sponda orientale del Mediterraneo un giovane condottiero educato da un filosofo (nientemeno che Aristotele) piegava, in battaglie che hanno fatto la storia, il più grande impero dell'epoca.
Uno dei personaggi principali del mio romanzo ha il suo passato legato al macedone, ed è pertanto ovvio che abbia dovuto documentarmi su cosa possa essergli storicamente accaduto per poi presentarlo dal suo proprio punto di vista.

giovedì 19 luglio 2012

Premessa

La vicenda narrata in questo libro si basa su di un evento storico: l'assedio di Neapolis da parte dei Romani nel 326 a.C. Nel ricostruire tale episodio, compito che già di per sé presenta notevoli difficoltà per un non specialista soprattutto a causa della scarsezza di fonti accessibili al grande pubblico, ho voluto fondere storia e mito. Le ragioni e le giustificazioni per una scelta del genere sono innumerevoli, alcune intime, voglio però citare almeno quelle che ritengo di un certo peso.
Innanzi tutto, pur stimando del tutto spropositato un accostamento tanto ardito, così come John Ronald Reuel Tolkien non riusciva a tollerare che la sua Inghilterra non avesse un proprio ciclo epico, fin da piccolo, ed assai prima di godere della lettura de “Il Signore degli Anelli”, neanche io riuscivo a digerire che la mia terra ne fosse priva. […] Naturalmente, questo mio pensiero giovanile era del tutto fuori luogo: la Campania è stata scenario di innumerevoli vicende durante l'intero arco della storia umana. Ma allora, come giustificare quella mia primitiva percezione, e cioè di una terra senza mito?

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